Il Miracolo Eucaristico dell'Ostia Incarnata
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Il Miracolo Eucaristico dell'Ostia Incarnata

La storia

Ci troviamo nell'anno 1228, da 12 anni Innocenzo III, nel Concilio Lateranense IV, aveva affermato il Dogma della  SS. Eucaristia usando, per la prima volta, il termine specifico e caratteristico della Transustanziazione, volendo intendere il modo della conversione (cambiamento di sostanza e non della specie) del pane e del vino, nel Corpo e nel Sangue del Signore. E questo contro anche l’eresia di Berengario (filosofo e teologo di Tours, Francia) il quale negava quella transustanziazione; condannato in diversi Concili si ricredette e morì cristiano, ma ebbe molti seguaci che protrassero nel tempo eresia e lotte; e anche contro le insidie dei sofisti (raggiratori) delle dottrine sacre - cosa che accade anche oggi- e la pusillanimità di certi cattolici che si dedicavano e si sono sempre dedicati alla magia, compresa quella nera. Col persistere e l’affacciarsi di mali dottrinali, cristiani incoscienti si lasciavano tentare a compiere abusi sulle Sacre Specie e far scempio delle cose sacre. Una prova è il Miracolo Eucaristico di Alatri. In questo contesto si svolge la vicenda di Alatri. “Una ragazza, poco più che adolescente, addolorata per un amore non più corrisposto, si rivolse ad una fattucchiera, per riavere l'amato del suo cuore (scrive Padre Nasuti nel suo libro dedicato alla narrazione dei 17 miracoli Eucaristici avvenuti in Italia). La maliarda, come soluzione, suggerì di procurarle un'ostia consacrata, con cui poter preparare un efficace filtro amoroso”. “Vai - le disse - portami dalla tua chiesa un'ostia che sia consacrata ed io ti darò un filtro portentoso che riporterà il tuo ragazzo al tuo cuore. L'ingenua ragazza pur di riavere Soggetto del suo desiderio, finì per abboccare, tacitando sul momento il richiamo della flebile voce della coscienza.

— Ma è peccato! - disse la ragazza.

— Taci! Sciocca! Vuoi riavere il tuo ragazzo?

 — Sì. —
Ed allora, segui le mie istruzioni; domani recati nella tua chiesa, assisti alla celebrazione della messa. E poi al momento giusto accostati a ricevere la comunione e senza dare nell'occhio - mi raccomando - affrettati ad avvolgere l'ostia consacrata dal prete in un fazzoletto o in un panno di lino. Ora va e poi quando avrai l'ostia, ritorna da me”. Tutta trafelata, con il cuore gonfio la ragazza il giorno dopo andò a messa e fatta la comunione, riuscì senza farsi vedere a portare a casa l'ostia consacrata avvolta in un fazzoletto. In attesa di portare il piccolo - grave peso alla maga, lo nascose dentro la madia del pane.
Passò una notte terribile, combattuta dal dubbio se portare a termine il sacrilego intento o restituire il santissimo carico al Sacerdote. Passarono così tre giorni in una tremenda altalena: che faccio? Quando si decise di portare l'ostia consacrata alla fattucchiera, aprendo la madia restò esterrefatta: invece dell'ostia bianca trovò un'ostia di carne viva. Oh Dio, oh Dio! cominciò a singhiozzare, sgomenta, la povera ragazza sacrilega. Adesso che faccio? Che faccio?
Fuggì dalla casa, in preda allo spavento; giunta alla chiesa si rivolse al Sacerdote e piangendo confessò il suo terribile peccato.
Il ministro di Dio andò a prelevare l'involto e lo portò al Vescovo, che era Giovanni V. Il Vescovo si affrettò a comunicare la notizia al Sommo Pontefice Gregorio IX, per iscritto chiedendo consigli sul da farsi.


Affreschi che narrano la storia del Miracolo

Affreschi che narrano la storia del Miracolo

Affreschi che narrano la storia del Miracolo

Affreschi che narrano la storia del Miracolo

La bolla papale

LA BOLLA PONTIFICIA

 


La testimonianza fondamentale è la bolla “Fraternitatis tuae” di Papa Gregorio IX nel 1228.
Il Sommo Pontefice prende le mosse da una lettera del Vescovo Giovanni di Alatri che lo informava di un recente episodio e chiedeva istruzioni sul da farsi. “Gregorio vescovo, servo dei servi di Dio al
venerato fratello di Alatri, salute e apostolica benedizione. Abbiamo ricevuto la tua lettera, fratello
carissimo, che ci informava, come una certa giovane suggestionata dal cattivo consiglio di una malefica donna, dopo aver ricevuto dalle mani del Sacerdote il Corpo santissimo di Cristo, lo trattenne nella bocca fino al momento in cui, colta l'occasione favorevole, lo poté nascondere in un panno, dove, dopo tre giorni, ritrovò lo stesso corpo che aveva ricevuto in forma di pane, trasformato in carne, come tuttora ognuno può constatare con i propri occhi. Poiché l'una l'altra donna ti hanno tutto ciò umilmente rivelato, desideri un nostro parere circa la punizione da infliggere alle colpevoli. In primo luogo dobbiamo rendere grazie, con tutte le nostre forze, a colui che pur operando in

ogni cosa in modo meraviglioso, tuttavia in qualche occasione ripete i miracoli e suscita nuovi prodigi, affinché, irrobustendo la fede della verità delle Chiesa Cattolica, sostenendo la speranza, riaccendendo la carità, richiami i peccatori, converta i perfidi e confonda la malvagità degli eretici.
Pertanto, fratello carissimo, a mezzo di questa lettera apostolica, disponiamo che tu infligga una punizione più mite alla giovane che riteniamo abbia compiuta l'azione delittuosa più per debolezza che per cattiveria, specialmente perché è da credersi che si sia sufficientemente pentita nel confessare il peccato. Alla istigatrice poi, che con la sua perversità la spinse a commettere il sacrilegio, dopo averle applicate quelle misure disciplinari chi crediamo opportuno di affidare al tuo criterio, imponi che visitando i vescovi più vicini, confessi umilmente il suo reato, implorando con devota sottomissione, il perdono”.